La Digital Health è già parte del nostro presente
Pur trattandosi di un settore che si è portati a pensare come nuovo o futuristico, in realtà ciò a cui stiamo assistendo è una maturazione che deriva da ormai 60 anni di progresso che devono farci pensare alla Digital Health non come a ciò che deve ancora accadere, ma ciò che sta accadendo in questo momento. Se si prende in considerazione l’Intelligenza Artificiale, ci si può accorgere di come già da qualche anno alcune macchine siano altrettanto o persono più efficaci nel riconoscimento delle immagini rispetto ad alcuni dei migliori radiologi. Negli ultimi 5 anni, inoltre, il settore è diventato maturo anche da un punto di vista economico e finanziario. Infatti, la concentrazione di investimenti e del numero di deal in startup in late stage è cresciuta e il death rate è diminuito in maniera evidente. Nonostante si tratti di dati incoraggianti, sono ancora molte le startup che falliscono. Questo accade perché le soluzioni che propongono non sono state pensate per risolvere un problema reale, un bisogno da soddisfare. Ed ecco che si arriva alla risposta alla domanda iniziale. Da dove comincio? Da un bisogno.
Biodesign
La risposta della Zanchi si chiama Biodesign, una metodologia di innovazione che prende avvio da una precisa identificazione del bisogno, da questo passa alla progettazione secondo le logiche del Design Thinking per arrivare alla fase di implementazione e costruzione del business. La fase più importante è sicuramente quella di definizione e caratterizzazione del bisogno per la quale gli elementi fondamentali sono 3: un problema che si sta cercando di risolvere, una popolazione che ne è affetta e outcome specifici. Quando si pensa a questi ultimi, non bisogna, però, solo fare riferimento agli outcome clinici, ma anche a quelli dei sistemi sanitari come, ad esempio, il contenimento dei costi o l’accesso ai farmaci. In questa fase l’Information Technology non serve, ci si deve basare sull’osservazione in prima persona in cui la caratteristica più importante rimane l’empatia.
Da dove comincio? Da un bisogno molto ben caratterizzato che, se riusciamo a comprendere in profondità, diventa il DNA di una grande invenzione.