La diagnosi dell'Alzheimer, una delle forme di demenza più diffuse al mondo, dipende dall'osservazione delle placche di amiloidi che si formano nel cervello. A quel punto, però, la malattia è ad uno stadio troppo avanzato per poter essere curata in maniera efficace. Le prime alterazioni a livello delle proteine, infatti, prendono forma almeno vent'anni prima della manifestazione dei sintomi tipici della malattia e i più recenti approcci puntano alla diagnosi precoce ed alla prevenzione.
I ricercatori della RUB sono riusciti a diagnosticare correttamente l'errato ripiegamento delle proteine beta-amiloidi con otto anni di anticipo rispetto alla manifestazione dei sintomi clinici.
Inizialmente, il nuovo test non si era rilevato adatto all'applicazione clinica. Pur avendo correttamente riconosciuto casi di Alzheimer al 71%, infatti, produceva anche un 9% di falsi positivi. Per eliminare questo margine d'errore, i ricercatori hanno sviluppato ulteriormente il proprio metodo arrivando a proporre una seconda fase.