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Marzo 2021
SARS-CoV2 era già tra noi

Numerosi studi scientifici indipendenti sulle origini del Covid-19 dimostrano che il virus era in circolazione ben prima di essere identificato.
 

Oltre 100 milioni di contagiati e più di 2,2 milioni di morti: questo il bilancio – ancora molto provvisorio – della pandemia Covid-19 che sta devastando l’intero pianeta.

Altrettanto precaria è la data effettiva del suo inizio. Sono infatti sempre più numerosi gli studi scientifici che dimostrano che SARS-CoV2 è certamente fra noi da molto più tempo di quello stimato dai resoconti ufficiali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui i primi 27 casi di “polmonite con eziologia sconosciuta” sono stati diagnosticati il 31 dicembre 2019 nella zona dell’ormai famigerato mercato del pesce Huanan, nella città cinese di Wuhan
Covid -19 ha saputo celare con cura le sue tracce, ma non le ha potute cancellare.
Nel marzo scorso, una squadra multidisciplinare di virologi, epidemiologi e altri ricercatori di prestigiose istituzioni di Stati Uniti, Regno Unito e Australia, coordinati dallo Scripps Research Institute in California, hanno sollevato i primi dubbi sulla rivista Nature.

Kristian G. Andersen e collaboratori hanno dimostrato che questo virus "non può essere il prodotto di una manipolazione intenzionale" escludendo, quindi, una presunta origine artificiale e con essa il sospetto di un rilascio accidentale (oppure criminale) nella popolazione umana.
 

I due possibili scenari

Rimanevano solo altri due possibili scenari per spiegare la comparsa del SARS-CoV2 tra gli esseri umani: un trasferimento zoonotico (cioè un salto di specie da animali serbatoio all’uomo) del virus già bello e pronto per far danni, oppure il passaggio interspecifico di un antenato del virus che poi si è evoluto all’interno della specie umana in modo prima silenzioso e poi sempre più letale. Ma il primo degli ultimi due scenari è di difficile dimostrazione perché, fino a ora, nessuno dei coronavirus che colpisce altre specie può essere considerato sufficientemente simile a SARS-CoV2 da permettere di ipotizzare una parentela col “nostro” virus.

Ad agosto 2020, un team guidato da M. Anwar Hossain ha pubblicato su Nature una analisi genetica delle sempre più numerose varianti di SARS-CoV2. Dall’esame di 2492 campioni prelevati in tutto il mondo a marzo 2020, il team ha scoperto ben 1516 variazioni delle sequenze di nucleotidi nell’mRNA del virus.
La presenza di una estrema differenziazione già all’inizio della primavera scorsa dimostra che il momento in cui il primo virus progenitore si è rivelato in grado di infettare esseri umani deve essere necessariamente collocato molto prima dell’inizio “ufficiale” della pandemia.

Anche nel nostro Paese, investito in pieno dalla prima ondata, il mondo scientifico non si è fermato a guardare: Giuseppina La Rosa e altri colleghi dell’Istituto Superiore di Sanità hanno avuto la brillante idea di mettere in coltura e poi analizzare i campioni di acque reflue prelevate da diversi impianti di depurazione urbana. I risultati, pubblicati su Science of the Total Environment, dimostrano che le proteine del virus erano presenti nei campioni prelevati il 29 gennaio 2020 a Bologna, ma anche in campioni ottenuti il 18 dicembre 2019 dai depuratori di Milano e Torino. Questi risultati rendono evidente che il virus circolava liberamente nel nord Italia almeno 65 giorni prima della scoperta dei primi 16 casi individuati a Codogno il 21 febbraio 2020.